La percentuale del credito d’imposta spettante per l’anno 2024 alle fondazioni di origine bancaria

La percentuale in base alla quale è determinato il credito d’imposta spettante per l’anno 2024 alle fondazioni di origine bancaria è pari al 25,0778% (Agenzia delle entrate, provvedimento 3 dicembre 2024, n. 435525)

Al fine di assicurare il finanziamento stabile dei centri di servizio per il volontariato (CSV), l’articolo 62, comma 1, del D.Lgs. del 3 luglio 2017, n. 117 (Codice del Terzo settore), ha istituito il Fondo unico nazionale (FUN), alimentato da contributi annuali delle fondazioni di origine bancaria (FOB) e amministrato dall’Organismo nazionale di controllo (ONC).

 

Il comma 6 del citato articolo 62 riconosce alle FOB, a decorrere dall’anno 2018, un credito d’imposta pari al 100% dei versamenti effettuati al Fondo unico nazionale, da utilizzare esclusivamente in compensazione tramite modello F24, fino a un massimo di 15 milioni di euro per l’anno 2018 e 10 milioni di euro per gli anni successivi.

 

In particolare, l’articolo 2 del Decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 4 maggio 2018 prevede che, ai fini della determinazione del credito d’imposta, rilevano i versamenti effettuati al FUN entro il 31 ottobre di ciascun anno.

In proposito, l’articolo 3 del medesimo D.M. del 4 maggio 2018 stabilisce che la Fondazione ONC trasmetta all’Agenzia delle entrate l’elenco delle fondazioni che hanno effettuato i suddetti versamenti al FUN, con i relativi codici fiscali e importi.

 

L’Agenzia delle entrate, poi, sulla base del rapporto tra l’ammontare delle risorse stanziate e l’importo complessivo dei versamenti effettuati dalle fondazioni al FUN, deve rendere nota la percentuale in base alla quale è determinato l’ammontare del credito d’imposta spettante a ciascuna fondazione.

 

Pertanto, tenuto conto che l’ammontare complessivo dei versamenti effettuati dalle fondazioni al FUN entro il 31 ottobre 2024 è pari a 39.875.748,38 euro, a fronte di risorse disponibili per 10.000.000,00 di euro, la suddetta percentuale è ottenuta dal rapporto tra 10.000.000,00 e 39.875.748,38.

Il risultato di tale rapporto, dunque, espresso in termini percentuali e troncato alla quarta cifra decimale, è pari al 25,0778%.

 

CCNL Commercio (Anpit-Cisal): erogazione welfare contrattuale entro il 31 dicembre



I valori di welfare contrattuale spettano a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro categoria e dal tipo di contratto di lavoro 


Il CCNL sottoscritto in data 22 settembre 2023 tra ANPIT – Associazione Nazionale per l’lndustria e Terziario, AIFES – Associazione Italiana Formatori ed Esperti in Sicurezza sul Lavoro, CONFIMPRENDITORI – Associazione Nazionale Imprenditori e Liberi Professionisti, UNICA – Unione Nazionale Italiana delle Micro & Piccole Imprese del Commercio, Servizi e Artigianato e CISAL Terziario – Federazione Nazionale Sindacati Autonomi Lavoratori Commercio, Servii, Terziario e  Turismo, con l’assistenza della CISAL – Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori, ha previsto l’erogazione del welfare contrattuale per i dipendenti del commercio.
Anche per l’anno 2024 è prevista l’erogazione da parte del Datore di lavoro entro il 31 dicembre dei seguenti valori di welfare contrattuale. 


 














Livello Dal 2023 e seguenti
Dirigente 1.200,00/anno (in quote mensili maturate di 100,00 euro)
Quadro 600,00/anno (in quote mensili maturate di 50,00 euro)
A1, A2, B1, B2, C1, C2 e D1 e D2 e Operatori di Vendita 250,00/anno (in quote mensili maturate di 20,83 euro)

Tale Welfare sarà a disposizione di tutti i lavoratori in forza che abbiano superato il Patto di prova all’atto dell’accredito, indipendentemente dalla loro categoria e dal tipo di contratto di lavoro subordinato sottoscritto. Gli importi di welfare contrattuale dovranno considerarsi distinti e non assorbibili rispetto ad eventuali prestazioni di welfare aziendale, sostitutivo del Premio di Risultato, e saranno in aggiunta agli eventuali benefici di analoga natura già presenti presso la Società. Analogamente, in caso di passaggio di CCNL, il welfare contrattuale dovrà essere aggiuntivo al trattamento economico da garantire al lavoratore. 
Detti valori dovranno essere utilizzati entro 12 mesi dalla loro messa a disposizione del lavoratore, con l’attenzione di evitare il superamento dei limiti legali di utilizzo previsti per ciascun anno di calendario. Salvo diverso accordo aziendale di secondo livello, decorso il termine, essi scadranno senza alcun diritto di rimborso o di tardiva prestazione sostitutiva. 

Giornalisti autonomi e freelance: confermato il welfare allargato per il 2025 e il 2026

Stanziate le risorse per le misure di sanità integrativa “Win-in” e “Win-plus” (INPGI, comunicato 2 dicembre 2024).

L’INPGI ha confermato per il 2025 e 2026, le misure che puntano ad allargare il welfare di categoria per le giornaliste e i giornalisti freelance e autonomi. Attraverso le convenzioni attualmente in atto, tra l’Istituto e la CASAGIT (la mutua di assistenza sanitaria integrativa fondata dagli enti di categoria dei giornalisti) sono state confermate anche per i prossimi anni le misure di “Win-in” e “Win-plus” che hanno permesso l’accesso alle prestazioni a migliaia di giornalisti freelance e autonomi.

Il progetto di welfare, che si struttura su base volontaria e che è rivolto a favore di coloro che versano in condizioni di minori disponibilità economiche, ha l’obiettivo di garantire un tassello di welfare integrato di natura sanitaria a garanzia di una maggiore tutela dei propri iscritti. 

In particolare, l’approvazione da parte dei ministeri vigilanti della prima delibera dell’allora Comitato amministratore è del settembre 2017, da qui si sono aperte le porte al programma di assistenza sanitaria integrativa creato appositamente dalla CASAGIT sulla base di una convenzione tra i due enti, con un impegno complessivo da parte di INPGI di circa 16 milioni di euro. Per il progetto “Win-in”, dopo una prima proroga alla fine del 2024, ora l’Istituto di previdenza concede un’ulteriore proroga, grazie ai fondi ancora disponibili fino alla fine 2025. Stesso iter per il progetto “Win-plus”: dopo una prima delibera del 2022, approvata dai ministeri vigilanti, arriva adesso la conferma del programma di tutela sanitaria integrativa fino a fine 2026.

I programmi, che in questa ultima tranche prevedono proroghe di finanziamento in favore degli iscritti per strumenti di welfare per oltre 2 milioni di euro, saranno rivolti a coloro che hanno mantenuto i requisiti di partecipazione, con redditi dai con redditi dai 2.100 a 30.000 euro annui lordi e con accesso garantito anche alle fasce di prossimità di reddito. 

Acquisto immobile mediante contratto ”rent to buy”: fruibilità credito d’imposta ZES Unica

L’Agenzia delle entrate risponde ad alcuni dubbi avanzati da una azienda circa il Credito d’imposta ZES Unica nel caso di acquisto di un immobile nell’ambito di un contratto di ”rent to buy” (Agenzia delle entrate, risposta 3 dicembre 2024, n. 240).

L’articolo 16 del D.L. n. 124/2023 ha introdotto, per il 2024, la nuova disciplina del Credito d’imposta ZES unica in relazione agli investimenti realizzati da imprese nell’ambito di strutture produttive ubicate in determinati ambiti territoriali individuati dal legislatore.

In base all’articolo 3, comma 1, del Decreto del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze del 17 maggio 2024 sono agevolabili gli investimenti, facenti parte di un progetto di investimento iniziale realizzati dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024, relativi all’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di nuovi macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nella ZES unica, nonché all’acquisto di terreni e all’acquisizione, alla realizzazione ovvero all’ampliamento di immobili strumentali agli investimenti ed effettivamente utilizzati per l’esercizio dell’attività nella struttura produttiva.

 

Con riferimento al momento di effettuazione dell’investimento, rilevante ai fini dell’imputazione dello stesso al periodo di vigenza dell’agevolazione, il successivo comma 4 dispone che lo stesso vada individuato secondo le regole generali della competenza previste dall’articolo 109, commi 1 e 2, del TUIR, a prescindere dai principi contabili adottati.

 

Nel caso sottoposto all’Agenzia, l’istante riferisce di aver acquisito un immobile stipulando l’atto di compravendita a seguito dell’esercizio dell’opzione di riscatto di detto bene, in relazione al quale era stato concluso, un contratto di ”rent to buy”, al quale era subentrato, per effetto di una cessione.

In relazione ai contratti di ”rent to buy”, la circolare n. 4/E/2015, ha precisato che l’articolo 109, comma 2, lettera a), del TUIR, prevede, per i beni immobili, che i corrispettivi delle cessioni si considerano conseguiti e le spese di acquisizione si considerano sostenute alla data della stipulazione dell’atto di compravendita e che lo schema giuridico che caratterizza la norma in esame non è riconducibile alla locazione con clausola di trasferimento della proprietà vincolante per ambedue le parti. Oltre a ciò, nella risposta ad interpello pubblica n. 198/2024, relativa al credito d’imposta di cui all’articolo 1, commi da 1054 a 1058, della Legge n. 178/2020, tale tipologia contrattuale non è stata ritenuta integrare una modalità di acquisizione dei beni eleggibili al citato credito d’imposta, in quanto i beni risultano al momento del loro acquisto già utilizzati a diverso titolo in base al descritto contratto di ”rent to buy” e, pertanto, sono privi dell’imprescindibile requisito della novità del bene oggetto d’investimento.

 

L’Agenzia, poi, specifica che il comma 3 dell’articolo 3 del Decreto del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze del 17 maggio 2024, riconosce la spettanza del Credito d’imposta ZES unica per gli investimenti in beni immobili strumentali anche se riguardanti beni già utilizzati dal dante causa o da altri soggetti per lo svolgimento di un’attività economica, fermo restando quanto previsto dagli articoli 2, punti 49, 50 e 51, e 14 del regolamento (UE) n. 651/2014, del 17 giugno 2014.

In base a tale previsione, dunque, per quanto riguarda gli investimenti aventi ad oggetto immobili strumentali, il requisito della ”novità” (dell’immobile) non è previsto essendo agevolabili anche gli investimenti che comportano l’acquisto di un immobile già utilizzato ”a diverso titolo” dallo stesso acquirente-investitore, eccezion fatta per i casi in cui il requisito in questione è richiesto da disposizioni unionali.

 

Alla luce di quanto sopra, nel caso prospettato di acquisto di un immobile nell’ambito di un contratto di ”rent to buy”, l’investimento immobiliare si ritiene, ai fini del Credito d’imposta ZES unica, effettuato al momento della stipula del contratto di acquisto del bene immobile nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 109, comma 2, lettera a), del TUIR, ed eleggibile per detto Credito sempre a condizione che vengano rispettate le previsioni e le condizioni degli articoli 2, punti 49, 50 e 51, e 14 del Regolamento 2014 GBER.