Inps: applicativo domande telematiche per il diritto a pensione



Con la circolare Inps n. 4/2022 si rende noto il rilascio dell’applicativo per l’invio telematico delle domande di accredito per il diritto a pensione di periodi non lavorati nel part-time verticale o ciclico ricompresi entro il 31 dicembre 2020 e si forniscono le indicazioni per l’utilizzo dell’applicativo, accessibile da diversi dispositivi mobili e fissi (cellulari, tablet, pc).


Con la circolare n. 74/2021, sono state fornite le indicazioni per l’applicazione della disposizione normativa in materia di contratti di lavoro con orario part-time verticale o ciclico.
Nello specifico, è stato precisato che, con riferimento ai periodi lavorativi successivi all’entrata in vigore della legge (1° gennaio 2021), corre l’obbligo di compilazione del flusso UniEmens anche per i periodi in cui non esiste prestazione lavorativa in ragione dell’articolazione dell’orario concordata nel rapporto di lavoro a tempo parziale.
Con riferimento ai periodi lavorativi anteriori a tale data, riferiti a contratti di lavoro in essere o esauriti, nonché anteriori all’operatività del sistema di inoltro delle denunce mensili con flusso UniEmens, il riconoscimento dei periodi non interamente lavorati è subordinato alla presentazione di apposita domanda, corredata da idonea documentazione.
Con la presente circolare si forniscono le indicazioni per l’utilizzo dell’applicativo per la presentazione telematica delle domande dirette alla valorizzazione del tempo non lavorato nei rapporti di lavoro subordinato a tempo parziale di tipo verticale o ciclico, ricompreso entro il 31 dicembre 2020, accessibile da diversi dispositivi mobili e fissi (cellulari, tablet, pc).
Le domande telematiche devono essere presentate attraverso uno dei seguenti canali:
– WEB – servizio telematico accessibile direttamente dal cittadino attraverso il portale dell’Istituto;
– Contact Center Multicanale (abilitato a ricevere esclusivamente chiamate da telefoni cellulari con tariffazione a carico dell’utente);
Patronati e Intermediari dell’istituto – attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.
Le istanze presentate in forma diversa da quella telematica non saranno procedibili.
L’utente può consultare tutte le domande presentate in via telematica nella sezione “Consulta domande” raggiungibile dalla home page dell’applicazione. Per ogni domanda è possibile scaricare e visualizzare la ricevuta di protocollo e acquisire informazioni in ordine allo stato di definizione della pratica.
La descrizione analitica di tutte le funzioni introdotte a supporto dell’iter amministrativo di invio e/o consultazione delle domande di accredito è contenuta nel Manuale utente consultabile on-line o scaricabile direttamente dal sito.

Piano nazionale per la ripresa e gli investimenti complementari: siglato protocollo

Siglato il 29/12/2021, tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e la CGIL, la CISL, la UIL, il protocollo per la partecipazione e il confronto nell’ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza e del piano nazionale per gli investimenti complementari.

Con il suddetto protocollo si stabilisce che:

a) le amministrazioni nazionali di settore titolari di interventi costituiranno tavoli nazionali di settore finalizzati e continui nei quali sia dato conto delle ricadute sociali, economiche e occupazionali degli investimenti e delle riforme previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal Piano nazionale per gli investimenti complementari.
Ciascun tavolo nazionale di settore sarà composto dal Ministro competente per gli interventi o da un suo delegato, da rappresentanti della struttura di livello dirigenziale generale di riferimento, dai rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dell’UPI e dell’ANCl, nonché da un rappresentante delle Parti sociali più rappresentative, e sarà convocato con regolarità.
A livello territoriale, i tavoli di cui alla presente lettera sono composti dal presidente di regione o della provincia autonoma o da un assessore delegato, dalla struttura di livello dirigenziale generale di riferimento e da un rappresentante per ciascuna parte sociale e saranno convocati con regolarità.
Per quanto riguarda gli enti locali, i tavoli sono composti dal sindaco o dagli assessori delegati, dal presidente della provincia o da un suo delegato, dalla struttura di livello dirigenziale generale di riferimento e da un rappresentante per ciascuna Parte sociale e saranno convocati con regolarità. Ai tavoli territoriali possono partecipare i rappresentanti delle amministrazioni centrali titolari degli interventi. Nell’ambito dei tavoli territoriali potranno essere stipulati specifici accordi negoziali in materia di “legalità”;

b) la modalità di confronto dovrà essere volta a far sì che le amministrazioni titolari degli interventi riferiscano con regolarità sulla attuazione degli stessi, sulle riforme settoriali e sui progetti di investimento e sulle ricadute economiche e sociali sulle filiere produttive e industriali e riguarderà, in modo preventivo, i profili che hanno una ricaduta diretta o indiretta sulle condizioni di lavoro e sull’occupazione, fermo rimanendo il rispetto delle scadenze già previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza stesso per il raggiungimento degli obiettivi;

c) particolare attenzione all’interno dei tavoli potrà essere data: al monitoraggio del conseguimento delle priorità trasversali (transizione digitale, transizione ecologica, occupazione giovanile e femminile, Sud e coesione territoriale, inclusione sociale con specifico riferimento alle persone fragili, con disabilità e non autosufficienti); all’utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale complementare anche in relazione e sinergia con gli interventi previsti dai Fondi strutturali e di investimento europei e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione; alle politiche necessarie ad assicurare processi di riconversione (come automotive, energie rinnovabili, siderurgia, economia circolare, digitalizzazione e sistemi di reti di telecomunicazioni, Pubblica amministrazione) con particolare riferimento alle politiche industriali; agli aspetti che hanno ricaduta diretta o indiretta sul lavoro, connessi in particolare alle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Indennità di disoccupazione DIS-COLL: chiarimenti INPS

L’Inps fornisce istruzioni amministrative in ordine alle novità introdotte dalla legge di Bilancio 2022 in materia di indennità di disoccupazione DIS-COLL

La legge di Bilancio 2022 ha introdotto novità di rilievo in ordine alla prestazione di disoccupazione DIS-COLL, prevedendo una diversa decorrenza di applicazione del meccanismo di riduzione della prestazione (c.d. décalage), l’ampliamento della durata massima della prestazione, una diversa modalità di calcolo della durata stessa e il riconoscimento della contribuzione figurativa per i periodi di fruizione della prestazione.
Inoltre, ha previsto che, a decorrere dal 1° gennaio 2022, per i collaboratori, gli assegnisti e dottorandi di ricerca con borsa di studio destinatari della DIS-COLL, nonché per gli amministratori e i sindaci è dovuta un’aliquota contributiva pari a quella dovuta per la prestazione NASpI.
Le novità legislative trovano applicazione, secondo il dettato normativo di cui al comma 223 dell’articolo 1 della legge di Bilancio 2022 per gli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1° gennaio 2022. Al riguardo si precisa che per evento di disoccupazione si intende l’evento di cessazione dal lavoro che ha comportato lo stato di disoccupazione.

Meccanismo di riduzione della prestazione DIS-COLL (c.d. décalage)


L’indennità di disoccupazione DIS-COLL è ridotta in misura pari al tre per cento ogni mese a decorrere dal primo giorno del quarto mese di fruizione (91° giorno della prestazione).
Con riferimento agli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1° gennaio 2022, la nuova disposizione prevede che la DISCOLL si riduca del tre per cento ogni mese a decorrere dal primo giorno del sesto mese di fruizione.


Alla luce di quanto sopra, l’indennità di disoccupazione DIS-COLL si riduce, in ragione della data di cessazione del rapporto di collaborazione/assegno di ricerca/dottorato di ricerca con borsa di studio che dà luogo alla prestazione di disoccupazione:


1) per gli eventi di cessazione involontaria del rapporto di lavoro intervenuti fino alla data del 31 dicembre 2021, l’indennità DIS-COLL si riduce nella misura del tre per cento ogni mese a decorrere dal primo giorno del quarto mese di fruizione, quindi dal 91° giorno di indennità;
2) per gli eventi di cessazione involontaria del rapporto di lavoro intervenuti a fare data dal 1° gennaio 2022, l’indennità DIS-COLL si riduce nella misura del tre per cento ogni mese a decorrere dal primo giorno del sesto mese di fruizione, quindi dal 151° giorno di indennità.

Durata della prestazione per le cessazioni involontarie intervenute a fare data dal 1° gennaio 2022


La DIS-COLL è corrisposta mensilmente per un numero di mesi pari alla metà dei mesi di contribuzione accreditati nel periodo che va dal primo gennaio dell’anno civile precedente l’evento di cessazione del lavoro al predetto evento. Ai fini della durata non sono computati i periodi contributivi che hanno già dato luogo a erogazione della prestazione. La DIS-COLL non può in ogni caso superare la durata massima di 6 mesi.
La nuova disposizione innova la modalità di determinazione della durata della prestazione, prevedendo che per gli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1° gennaio 2022 la DIS-COLL sia corrisposta mensilmente per un numero di mesi pari ai mesi di contribuzione accreditati nel periodo che va dal 1° gennaio dell’anno precedente l’evento di cessazione del lavoro al predetto evento e che ai fini della durata non sono computati i periodi contributivi che hanno già dato luogo ad erogazione della prestazione.
Questa modalità differente di calcolo trova applicazione per le cessazioni intervenute dal 1° gennaio 2022  L’indennità DIS-COLL sarà corrisposta mensilmente per un periodo pari ai mesi o frazioni di essi di durata del rapporto o dei rapporti di collaborazione/assegno di ricerca/dottorato di ricerca con borsa di studio presenti nel periodo che va dal 1° gennaio dell’anno precedente l’evento di cessazione dal lavoro al predetto evento.
Pertanto, la prestazione DIS-COLL, in ragione della data di cessazione del rapporto di collaborazione/assegno di ricerca/dottorato di ricerca con borsa di studio, può avere la seguente durata massima:
– per gli eventi di cessazione involontaria intervenuti fino alla data del 31 dicembre 2021:
– durata massima della prestazione pari a 6 mesi
– per gli eventi di cessazione involontaria intervenuti dal 1° gennaio 2022: durata massima della prestazione pari a 12 mesi.

Riconoscimento della contribuzione figurativa
Per i periodi di fruizione della prestazione DIS-COLL non sono riconosciuti i contributi figurativi. Tuttavia, in applicazione della nuova disposizione, per i periodi di fruizione dell’indennità DIS-COLL percepita a seguito di eventi di disoccupazione intervenuti a fare data dal 1° gennaio 2022, è riconosciuta d’ufficio la contribuzione figurativa rapportata al reddito medio mensile, entro un limite di retribuzione pari a 1,4 volte l’importo massimo mensile dell’indennità per l’anno in corso.
Il periodo di contribuzione figurativa derivante dall’indennità DIS-COLL è computato ai fini dell’anzianità contributiva utile al perfezionamento dei requisiti pensionistici.
Si precisa che la contribuzione figurativa non è invece riconosciuta sulle prestazioni DIS-COLL erogate per le cessazioni involontarie intervenute fino alla data del 31 dicembre 2021.

Nuova aliquota contributiva


La nuiva disposizione ha altresì disposto che, a decorrere dal 1° gennaio 2022, per i collaboratori, gli assegnisti e i dottorandi di ricerca con borsa di studio che hanno diritto di percepire la prestazione DIS-COLL, nonché per gli amministratori e i sindaci (non destinatari della prestazione DIS-COLL), è dovuta un’aliquota contributiva pari a quella dovuta per la prestazione di disoccupazione NASpI.


CIGS: prime indicazioni sulle novità della Legge di bilancio 2022


La Legge di Bilancio 2022 ha disposto un riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali fornisce, tra l’altro, i primi chiarimenti e le prime indicazioni operative per l’accesso al trattamento di CIGS in vigore dal 1° gennaio 2022. (Circolare 3 gennaio 2022, n. 1).

Imprese e datori di lavoro ammessi


A decorrere dal 1° gennaio 2022, la disciplina in materia di cassa integrazione guadagni straordinaria e i relativi obblighi contributivi si applica alle imprese che nel semestre precedente la presentazione dell’istanza abbiano occupato mediamente più di 15 dipendenti e sono calcolati nel computo, oltre ai lavoratori dipendenti con contratto subordinato, anche i lavoratori con la qualifica di dirigente, i lavoratori a domicilio, gli apprendisti e i lavoratori che prestano la loro opera con il vincolo di subordinazione sia all’interno che all’esterno dell’azienda (cd. “requisito occupazionale”).
Le tutele dalla cassa integrazione guadagni straordinaria sono estese a tutte le imprese (con più 15 dipendenti) che non accedono ai Fondi di solidarietà bilaterali, Fondi bilaterali alternativi e al Fondo territoriale intersettoriale delle province autonome di Trento e Bolzano. In tal modo, l’integrazione salariale straordinaria viene garantita ai datori di lavoro con più di 15 dipendenti indipendentemente dal settore lavorativo.
Viene estesa, dunque, la platea di imprese e datori di lavoro che possono accedere alla cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) e, che di conseguenza sono soggetti ai relativi obblighi contributivi.
Pertanto, la disciplina della CIGS e i relativi obblighi contributivi trova applicazione anche nei confronti delle imprese e datori di lavoro iscritti al Fondo di integrazione salariale (cd. “FIS”) che soddisfino comunque il requisito dei 15 lavoratori dipendenti.
Ad esempio, vi possono accedere anche le aziende del commercio che hanno alle proprie dipendenze un numero di dipendenti tra 15 e 50.
Ovviamente, oltre al rispetto del requisito occupazionale, il trattamento di CIGS è riconosciuto in presenza della specifiche causali di intervento (crisi aziendale, riorganizzazione e solidarietà).
Una speciale previsione interessa, però, le imprese operanti nel settore del trasporto aereo e di gestione aeroportuale e le società da queste derivate e le imprese del sistema aeroportuale, nonché i partiti e movimenti politici e loro rispettive articolazioni e sezioni territoriali che risultino iscritti nel registro. Per tali soggetti, la disciplina CIGS e i relativi obblighi contributivi si applica per le suddette causali di intervento a prescindere dal requisito occupazionale.
Inoltre, a far data dal 1° gennaio 2022, le imprese appaltatrici di servizi di mensa o ristorazione con il requisito occupazionale dei 15 dipendenti possono, in caso di riduzione o sospensione dell’attività, accedere ai trattamenti di integrazione salariale ordinaria o straordinaria, prescindendo dall’impresa committente presso cui operano i servizi.
Analoga previsione si applica alle riduzioni orarie o alle sospensioni dell’attività lavorativa poste in essere dalle imprese appaltatrici dei servizi di pulizia.
Infine, per i trattamenti decorrenti dal 1° gennaio 2022 cessa di avere applicazione il requisito dell’influsso gestionale prevalente, richiesto per i trattamenti di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa alle imprese artigiane che sospendono i propri dipendenti in conseguenza delle sospensioni o riduzioni orarie dell’impresa che esercita l’influsso gestionale prevalente.
In ogni caso le autorizzazioni alla concessione del trattamento di integrazione salariale già emesse mantengono la loro efficacia fino al termine naturale dell’autorizzazione.

Causali di intervento


Il trattamento di integrazione salariale straordinario può essere richiesto dalle imprese che programmino una sospensione o una riduzione dell’attività lavorativa a seguito di una delle seguenti causali:
a) riorganizzazione aziendale;
b) crisi aziendale;
c) contratto di solidarietà.
Con la Legge di Bilancio 2022 sono state introdotte modifiche in ordine alle causali di “riorganizzazione aziendale” e di “contratto di solidarietà”.


La causale di “riorganizzazione” è stata ampliata riconoscendo nel medesimo ambito riorganizzativo programmi aziendali volti “anche a realizzare processi di transizione”.
I piani di riorganizzazione aziendale devono presentare interventi articolati, oltre che a fronteggiare le inefficienze della struttura gestionale o produttiva, anche di azioni dirette a trasformazioni e transizioni aziendali digitali, tecnologiche, ecologiche ed energetiche. Sono considerate anche le fasi di transizione e ristrutturazione aziendale, fusioni e acquisizioni che possono condurre le imprese ad una evoluzione tale che da consentire il superamento delle aree critiche e ristabilire gli equilibri per ricondurre l’impresa ad una fase di crescita.
I criteri di individuazione e la disciplina di regolamentazione dei sopra citati programmi di riorganizzazione aziendale per processi di transizione, sono individuati dal decreto ministeriale di prossima adozione.
In particolare, l’impresa che intenda richiedere il trattamento di integrazione salariale straordinario per un intervento di riorganizzazione per realizzare processi di transizione, deve presentare un programma, di interventi – che può, nelle linee di programmazione industriale, essere condiviso anche con il MISE – nel quale siano esplicitamente indicate le azioni di transizione.
Tali azioni di transizione possono realizzarsi mediante la pianificazione di processi innovativi di transizione digitale e tecnologica, ovvero, ancora, in azioni dirette al rinnovamento e sostenibilità ambientale ed energetica.
Nelle ipotesi in cui l’impresa proceda alla riconversione degli impianti già esistenti, nel programma – che va allegato all’istanza di accesso alla CIGS – deve indicare puntualmente le azioni di riconversione che possono essere finalizzate all’efficientamento energetico e a un potenziamento straordinario in tema di misure di sicurezza.
L’impresa che si trova ad operare in specifici contesti territoriali, può articolare tali programmi di transizione che la conducano a risolvere le criticità emerse o le emergenze derivanti da particolari settori produttivi. In particolare, nel programma devono essere indicati tutti gli investimenti posti in essere per la realizzazione del processo di transizione, indicando le misure specifiche per l’aggiornamento tecnologico e digitale o per il rinnovamento e la sostenibilità ecologica ed energetica o le straordinarie misure di sicurezza. Devono essere, altresì, indicate le azioni di recupero occupazionale dei lavoratori coinvolti dal programma ed interessati alle sospensioni o riduzioni di orario, realizzabili prioritariamente attraverso percorsi di formazione diretti alla riqualificazione professionale e al potenziamento delle competenze.


Per quanto riguarda la causale di “crisi aziendale” restano fermi i criteri di accesso già in vigore. In particolare, le imprese interessate sono tenute a predisporre un programma corredato da un piano di risanamento volto a fronteggiare gli squilibri di natura produttiva finanziaria, gestionale o derivanti da condizionamenti esterni. Il piano deve indicare, altresì, gli interventi correttivi e gli obiettivi concretamente raggiungibili finalizzati alla continuazione dell’attività aziendale e alla salvaguardia occupazionale.


Infine, con riferimento alla causale di “stipula di contratto di solidarietà difensivo” viene incentivato il ricorso allo strumento della CIGS per superare momenti di difficoltà della vita aziendale. In particolare, a decorrere dal 1° gennaio 2022, i contratti di solidarietà difensivi sono modificati nel senso che la riduzione media oraria programmata può raggiungere l’80% dell’orario giornaliero, settimanale o mensile dei lavoratori interessati e per ciascun lavoratore la percentuale di riduzione complessiva massima dell’orario di lavoro può raggiungere il 90% dell’orario nell’arco dell’intero periodo per il quale il contratto di solidarietà è stipulato.
Restano invariate le seguenti disposizioni:
– il trattamento salariale, perso a seguito della riduzione oraria, va calcolato non tenendo conto degli aumenti retributivi previsti dai Contratti collettivi aziendali nel periodo di 6 mesi antecedenti la stipula del contratto di solidarietà;
– in sede di stipula del contratto, l’impresa deve specificare le modalità attraverso cui, per soddisfare esigenze di maggior lavoro, può modificare in aumento, nei limiti del normale orario di lavoro, l’orario ridotto. Il maggior lavoro prestato comporta conseguentemente una riduzione delle percentuali di riduzione e una corrispondente riduzione del trattamento di integrazione salariale;
– nelle ipotesi in cui un’impresa sia sottoposta ad una procedura concorsuale con continuazione dell’esercizio di impresa, ove sussistano i presupposti la fattispecie può essere fatta rientrare nell’ambito delle causali sopra esposte.

Accordo di transizione occupazionale


In una logica di una maggiore flessibilità degli interventi straordinari, con le nuove norme di riordino dell’impianto degli ammortizzatori sociali, è stata prevista la possibilità di un ulteriore periodo di integrazione salariale, pari a 12 mesi massimi, da richiedere in esito ad un intervento di CIGS di crisi aziendale e di riorganizzazione aziendale solo nell’ipotesi in cui le parti addivengano alla stipula di un accordo finalizzato a sostenere le transizioni occupazionali (cd. “accordo di transizione occupazionale”).
Nell’accordo devono essere previsti interventi di recupero occupazionale dei lavoratori in esubero e l’utilizzo di politiche attive dirette alla rioccupazione dei lavoratori attraverso le misure del Programma GOL, o anche tramite i Fondi paritetici interprofessionali.
Ai fini dell’accesso al beneficio, è posta in capo al singolo lavoratore la responsabilità della partecipazione alle azioni formative la cui ingiustificata assenza comporta la decadenza dalla prestazione di integrazione salariale.
I lavoratori che saranno interessati dal tale ulteriore trattamento di integrazione, accedono al programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL) e a tal fine i nominativi dei lavoratori coinvolti saranno comunicati all’ANPAL che poi li metterà a disposizione delle regioni interessate.
Se il lavoratore, durante o al termine del percorso formativo, viene assunto da azienda terza a questa verrà riconosciuto un incentivo economico pari al 50% della CIGS autorizzata e non goduta per ogni mensilità di retribuzione corrisposta al lavoratore assunto con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Per l’anno 2022 l’intervento di sostegno al reddito è concesso esclusivamente per la proroga dell’intervento di integrazione salariale straordinaria per la causale del contratto di solidarietà.
Detto incentivo è concesso pro quota anche qualora i lavoratori percettori del trattamento costituiscano una società cooperativa.
Ai datori di lavoro privati che assumono tali categorie di lavoratori è richiesto, per accedere ai benefici degli incentivi economici, che nei sei mesi precedenti l’assunzione non abbiano effettuato, nella medesima unità produttiva licenziamenti collettivi ovvero non abbiano proceduto a licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo.
Il licenziamento del lavoratore assunto con la fruizione di tali benefici, nonché il licenziamento collettivo o individuale per giustificato motivo oggettivo di un lavoratore impiegato nella medesima unità produttiva inquadrato con lo stesso livello e categoria legale di inquadramento del lavoratore assunto in tali termini ed effettuato nei sei mesi successivi alla predetta assunzione, comporta la revoca dell’esonero e il recupero del beneficio già fruito.
Al fine del computo del periodo residuo utile alla fruizione del contributo, la predetta revoca non ha effetti nei confronti degli altri datori di lavoro privati che assumono il lavoratore.
Infine, nell’ipotesi di dimissioni del lavoratore, il beneficio viene riconosciuto all’impresa che lo ha in precedenza assunto per il periodo di effettiva durata del rapporto.
Il contributo non può essere erogato per un numero superiore alle 12 mensilità.

Contributo ordinario CIGS


Il contributo ordinario CIGS è fissato nella misura dello 0,90% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali dei lavoratori per i quali trova applicazione la disciplina delle integrazioni salariali straordinarie, di cui 0,60% a carico dell’impresa e 0,30% a carico del lavoratore.
Il contributo è posto a carico di tutti i datori di lavoro, prescindendo dal settore di appartenenza, che occupano mediamente più di 15 dipendenti.
A decorrere da 1° gennaio 2022, anche ai datori di lavoro appartenenti al settore del trasporto aereo e di gestione aeroportuale e società da queste derivate e le imprese del sistema aeroportuale ai partiti politici e movimenti politici e loro articolazioni e sezioni territoriali, a prescindere però dal numero dei dipendenti, è richiesto il pagamento del contributo nella misura dello 0,90% della retribuzione imponibile, di cui lo 0,30% a carico del lavoratore.

Condizionalità e riqualificazione professionale


Con gli interventi di riordino, viene anche ridefinito il cd. “meccanismo della condizionalità”, con l’obiettivo di assicurare ai lavoratori coinvolti in programmi di CIGS la possibilità di migliorare e riqualificare le proprie competenze, pur in costanza ancora di rapporto di lavoro con l’impresa, ed essere quindi potenzialmente impiegabili anche in altre aziende.
In particolare, tra le condizioni per beneficiare del trattamento di integrazione salariale straordinaria è prevista la partecipazione, da parte dei lavoratori beneficiari, ad iniziative di carattere formativo o di riqualificazione, prima che si concludano le sospensioni o riduzioni dell’attività lavorativa. Tali iniziative possono essere finanziati anche con l’intervento di fondi interprofessionali.
I percorsi di formazione e riqualificazione offerti ai detti lavoratori devono essere programmati e coordinati con la domanda di lavoro espressa dal territorio.
La mancata e ingiustificata partecipazione alle iniziative formative comporta l’irrogazione di sanzioni che vanno dalla decurtazione di una mensilità di trattamento di integrazione salariale fino alla decadenza dal trattamento in corso.
Le modalità di attuazione delle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione saranno definite con successivo decreto ministeriale.